Il trattamento di scelta per il cancro alla prostata è la prostatectomia radicale. Di solito è seguita dall’incontinenza. Il raggiungimento della continenza precoce potrebbe servire come indicatore prognostico affidabile.
Un’analisi retrospettiva di 3713 pazienti ha indagato se questa continenza precoce sia dovuta al gonfiore postoperatorio o possa essere trasferita anche alla prognosi a lungo termine. Infatti, quasi tutti i pazienti con continenza precoce erano ancora continenti rispettivamente dopo tre mesi e un anno (97,0% e 99,0%). Inoltre, la continenza precoce sembra essere un indicatore affidabile della potenza. La possibilità di riacquistare la potenza era significativamente più alta nei pazienti con contingenza precoce (OR 1,8 p<0,001). L’età, l’assenza o la sola separazione unilaterale dei nervi e il volume della prostata sono stati verificati come fattori di rischio per l’incontinenza permanente.
L’obesità può anche avere dei vantaggi
Un gruppo di ricerca di Bad Wildungen si è occupato della connessione funzionale precoce tra sovrappeso e continenza. Nel corso della riabilitazione precoce, sono stati valutati i dati dei pazienti dopo la prostatectomia radicale fino a 35 giorni post-operatori. La suddivisione era in base al BMI in coorti. Sono stati confrontati la perdita di urina nel test degli assorbenti delle 24 ore, la frequenza della minzione, il numero di assorbenti e l’uroflussimetria. I risultati sono stati sorprendenti: I pazienti con sovrappeso (obesità I° o II°) hanno avuto un esito funzionale precoce in parte significativamente migliore rispetto ai pazienti sottopeso, normopeso o con obesità III°.
Persistenza del PSA e esito negativo
I pazienti con cancro alla prostata con PSA persistente dopo la prostatectomia radicale hanno un rischio di mortalità maggiore. Se indicato, la radioterapia di salvataggio deve quindi essere iniziata il prima possibile. Tuttavia, la prima misurazione del PSA è consigliata 12 settimane dopo l’intervento. Idealmente, tuttavia, il valore del PSA non dovrebbe più essere misurabile dopo sei settimane. E c’è anche la questione se la gestione precoce del salvataggio non porti a risultati migliori.
Lo scopo di uno studio è stato quindi quello di generare dati oncologici a lungo termine dai pazienti con persistenza del PSA. Su un totale di 11.604 pazienti, l’8,8% ha mostrato una persistenza del PSA. A 15 anni dalla RP, la sopravvivenza libera da metastasi, la sopravvivenza globale e la sopravvivenza cancro-specifica sono state del 53,0% contro il 93,2% (p<0,001), del 64,7% contro l’81,2% (p<0,001) e del 75,5% contro il 96,2% (p<0,001) per i pazienti con e senza persistenza del PSA, rispettivamente. La radioterapia di salvataggio può migliorare la sopravvivenza globale e la sopravvivenza cancro-specifica nei pazienti con persistenza del PSA (HR: 0,37, p=0,02 e HR: 0,12, p<0,01, rispettivamente).
Fonte: 71° Congresso della Società tedesca di urologia (DGU)
InFo ONCOLOGIA & EMATOLOGIA 2019; 7(5): 32 (pubblicato il 17.10.19, in anticipo sulla stampa).