I risultati di uno studio di fase II in corso sull’anticorpo monoclonale daratumumab sono stati presentati al congresso ASCO. Questo bersaglio è la proteina CD38, che è fortemente espressa sulle cellule del mieloma. In seguito, il principio attivo porta alla morte della cellula tumorale attraverso vari processi.
Nella popolazione di pazienti affetti da mieloma multiplo pesantemente pretrattati, daratumumab ha ottenuto lo status di “terapia innovativa” da parte dell’FDA ed è quindi sottoposto a un processo di approvazione accelerato. Il presente studio conferma il buon profilo beneficio-rischio in questo gruppo di pazienti. Daratumumab ha anche ottenuto la designazione di farmaco orfano dalla FDA e dall’EMA.
Poiché daratumumab è un nuovo principio attivo nella terapia del mieloma, l’anticorpo suscita grandi speranze. I dati presentati all’ASCO dello scorso anno hanno dimostrato che daratumumab è attivo e ben tollerato come monoterapia nel mieloma multiplo recidivato/refrattario.
MMY2002 – prima parte dello studio
La popolazione dello studio di fase II ora presentato era costituita da pazienti con mieloma multiplo sottoposti ad almeno tre linee di terapia precedenti, tra cui un inibitore del proteasoma (PI) e un agente immunomodulatore (IMiD) o il cui tumore era refrattario sia a un PI che a un IMiD. Questa è la popolazione per la quale daratumumab ha ottenuto lo status di “breakthrough”. Lo studio multicentrico internazionale si chiama MMY2002 e consiste in due parti. I risultati della fase II presentati al congresso devono essere considerati preliminari, in quanto il MMY2002 non è ancora stato completato.
La prima parte riguardava la ricerca della dose. 34 pazienti sono stati randomizzati e hanno ricevuto:
- Daratumumab alla dose di 8 mg/kg ogni quattro settimane (18 pazienti),
- Daratumumab alla dose di 16 mg/kg settimanali per due mesi, poi quindicinale per quattro mesi e infine quindicinale (16 pazienti).
Seconda parte dello studio: risposta duratura e buona sicurezza
Altri 90 pazienti sono stati poi inclusi nel secondo gruppo. Sono stati presentati i dati relativi a questo totale di 106 partecipanti. Il tempo mediano dalla diagnosi era di 4,8 anni e cinque linee di terapia. Il 96% dei tumori era refrattario alla terapia precedente – il 95%, più recentemente, a un PI e a un IMiD. Nella terapia precedente fallita, la pomalidomide è stata trovata nel 63%, il carfilzomib nel 48% e gli agenti alchilanti nel 78%.
L’endpoint primario era il tasso di risposta globale, valutato da revisori indipendenti. Era il 29,2%. Non ci sono state differenze tra i sottogruppi clinicamente rilevanti a questo riguardo. Tre persone hanno ottenuto una remissione completa (sCR), dieci una parziale molto buona (VGPR) e 18 una risposta parziale (PR). La durata mediana della risposta è stata di 7,4 mesi, con progressione dopo 3,7 mesi. Il tasso di sopravvivenza stimato a 1 anno è stato del 65%. Una buona metà dei responder, ossia il 45,2%, ha continuato a ricevere la terapia dopo 9,4 mesi di follow-up.
Il 4,7% dei pazienti ha interrotto il trattamento a causa di effetti collaterali, nessuno dei quali era direttamente associato a daratumumab. Gli effetti collaterali più frequenti sono illustrati nella tabella 1 . Le reazioni correlate all’infusione si sono verificate nel 42,5% soprattutto durante la prima infusione e sono state prevalentemente lievi, cioè di grado 1 e 2 (nessun grado 4). Le reazioni all’infusione di grado 3 sono state riscontrate nel 4,7%. Nessuno dei pazienti ha interrotto la terapia per questo motivo.
Con daratumumab alla dose di 16 mg/kg, si sta quindi sviluppando una terapia sicura e attiva per i pazienti con mieloma multiplo pesantemente pretrattati. Un barlume di speranza molto gradito per una popolazione in cui tutte le altre opzioni terapeutiche disponibili sono state esaurite. Attualmente sono in corso diversi studi in cui la sostanza viene testata per il trattamento del mieloma multiplo. Anche il funzionamento dell’anticorpo in combinazione con i farmaci già approvati fa parte di questo sforzo di ricerca.
Fonte: Congresso ASCO, 29 maggio – 2 giugno 2015, Chicago
InFo ONCOLOGIA & EMATOLOGIA 2015; 3(8): 2