Lo sviluppo di metastasi cerebrali è uno sviluppo temuto, soprattutto nel cancro al polmone. C’è anche una crescente attenzione alle differenze di genere nella medicina. Ci sono anche variabili nel mieloma multiplo che possono influenzare la risposta immunitaria. Inoltre, i biomarcatori sono oggetto di ricerca in tutte le entità, per prevedere meglio la risposta all’immunoterapia, ad esempio, e per poter adattare la gestione del trattamento di conseguenza. Recentemente sono state presentate le ultime scoperte in queste aree.
Diversi studi hanno dimostrato che il sesso è una variabile biologica che influenza la risposta immunitaria in diversi tipi di tumori solidi; tuttavia, sono disponibili poche informazioni per i tumori ematologici. Uno studio ha analizzato in modo più dettagliato le differenze tra i sessi nella composizione delle cellule immunitarie e nella risposta immunitaria nel mieloma multiplo [1]. Uno studio di biologia computerizzata è stato condotto utilizzando i dati trascrittomici ottenuti da aspirati di midollo osseo di pazienti non trattati con mieloma multiplo nell’ambito del protocollo MMRF-COMMPASS. Sono stati inclusi in totale 451 pazienti maschi e 313 femmine. Nei campioni delle pazienti donne è stato rilevato un accumulo di cellule dendritiche attivate e di cellule NK attivate. Al contrario, nei pazienti di sesso maschile è stato osservato un accumulo di monociti e macrofagi M1. L’analisi GSEA ha rivelato una sovraregolazione della degranulazione delle cellule natural killer, una regolazione positiva della via di segnalazione mediata dall’interferone di tipo I e una regolazione della proliferazione delle cellule natural killer.
Prevedere la progressione della malattia
L’obiettivo di uno studio è stato quello di applicare i modelli di apprendimento automatico (ML) ai dati dei pazienti con mieloma multiplo (MM) per valutare se i modelli ML possono identificare le caratteristiche ad alto rischio associate a una più rapida progressione della malattia [2]. A tal fine, i dati di 15931 pazienti con MM in Francia, Spagna, Regno Unito, Germania e Italia sono stati estratti da Oncology Dynamics (OD), un’ampia indagine trasversale che raccoglie dati a livello di pazienti trattati attraverso un panel di specialisti del cancro. Le analisi includono set di dati di sei anni (2017-2022). La sopravvivenza libera da progressione (PFS) è stata misurata come il tempo trascorso dall’inizio del trattamento al momento della progressione. I dati di base includevano il regime di trattamento, la linea di terapia (LOT), lo stato ECOG, l’idoneità al trapianto di cellule staminali (SCT), lo stadio Durie-Salmon, il rischio citogenetico, l’età e il sesso. Per prevedere i risultati sono stati utilizzati modelli di sopravvivenza basati sull’apprendimento automatico. Inoltre, sono stati calcolati i valori di Shapley per valutare il processo decisionale del modello e per identificare i driver di rischio più importanti.
I dati sono stati suddivisi in dati di formazione (80%) e dati di prova (20%). Il risultato del modello era il punteggio di rischio ML derivato: un punteggio di rischio più alto era associato a una PFS più breve. Le prestazioni del modello sono state buone. I dati dimostrano che un LOT più alto e il fatto che i pazienti non siano idonei alla SCT sono associati a un maggior rischio di progressione della malattia. LOT, ECOG asintomatico e alcuni regimi farmacologici (ad esempio lenalidomide o desametasone/lenalidomide), invece, sono associati a una PFS più lunga.
I linfociti infiltranti il tumore come biomarcatori
I linfociti infiltranti il tumore (TIL) sono una popolazione mista di cellule immunitarie che si infiltrano nel microambiente tumorale (TME) e svolgono un ruolo cruciale nel riconoscere e combattere le cellule tumorali. La presenza, la localizzazione e la composizione delle TIL possono essere utilizzate come biomarcatori per prevedere il successo clinico e la risposta all’immunoterapia in diversi tipi di cancro. L’obiettivo di uno studio era analizzare la correlazione tra la presenza di TIL e l’espressione genica in diversi tipi di cancro [3]. Lo studio ha incluso 1003 pazienti con 39 tipi diversi di cancro. Le TIL sono state analizzate con successo in 922 pazienti (91,9%). La mediana (m) della %TILs era del 5%. I tumori con una maggiore %TIL erano il carcinoma duodenale, il carcinoma della testa e del collo e il carcinoma cervicale. La %TILs era più alta nei campioni di tumori primari che in quelli metastatici. Sono state riscontrate differenze significative anche in base al sito di metastasi: m=8% nei linfonodi vs. m=7,5% nei polmoni vs. m=3% nel fegato. Un’analisi SAM quantitativa ha identificato 31 geni che erano significativamente upregolati nei tumori con una percentuale maggiore di TIL. Tra i dieci geni più regolati c’erano nove geni immunologici (cioè CD8, PDCD1 e CD19) e il gene rimanente MYC. Tuttavia, la correlazione tra le TIL e i geni immunitari era moderata.
Congresso: ESMO 2023
Letteratura:
- de los Angeles Clavo M, et al: Differenze immunitarie del microambiente tra i sessi nel mieloma multiplo. 84P. 22.10.2023. Congresso ESMO 2023.
- Pleguezuelo Witte ML, et al: Previsione della sopravvivenza libera da progressione dei pazienti affetti da mieloma multiplo in cinque Paesi europei utilizzando modelli di apprendimento automatico. 844P. 23.10.2023. Congresso ESMO 2023.
- Segui Solis E, et al: Linfociti infiltranti il tumore ed espressione genica in diversi tipi di cancro: Un’analisi traslazionale dallo studio SOLTI-1904-ACROPOLI. 2246P. 21.10.2023. Congresso ESMO 2023.
InFo ONKOLOGIE & HÄMATOLOGIE 2023; 11(6): 20 (pubblicato il 16.12.23, prima della stampa)